FAQ a cura del dott. Pietro Valla,
membro del Gruppo Lavoro CNEC,
redatte in occasione della videoconferenza CNEC del 19 marzo 2024
Quante volte è possibile prorogare un contratto a tempo determinato?
Ai sensi del D.Lgs. n. 81/2015, è possibile prorogare un contratto a tempo determinato, con il consenso del lavoratore, per un massimo di 4 volte. Se si superano le 4 proroghe, il contratto si trasforma a tempo indeterminato.
Per quanti mesi è possibile stipulare contratti a termine?
È possibile sottoscrivere contratti a tempo determinato per un massimo di 12 mesi, senza indicare una causale. Oltre i 12 mesi e fino a 24 mesi è possibile stipulare contratti a termine solo i presenza di una specifica motivazione che deve essere attentamente valutata con il consulente dell’Istituto. Il rischio, nell’applicare una motivazione non oggettiva e quello di vedere trasformato il contratto a tempo indeterminato.
Nel caso di un contratto a termine per la sostituzione di una lavoratrice in maternità, il rapporto di lavoro con la sostituta cesserà anche se la persona sostituita si assenterà per ferie alla fine del congedo di maternità?
Salvo quanto previsto dal CCNL applicato, il rapporto di lavoro con la sostituta cesserà quando la lavoratrice assente terminerà il congedo per maternità, anche se la persona prolungherà l’assenza godendo delle ferie. Si potrebbe valutare la possibilità di prorogare il contratto per motivi sostitutivi (lavoratrice assente per ferie), sempre che non si siano già raggiunti i 24 mesi complessivi con contratto a termine. Anche in questo caso è bene confrontarsi con il consulente dell’Istituto per capire quale sia la soluzione migliore per non incorrere nella trasformazione del contratto a tempo indeterminato.
È possibile stipulare un nuovo contratto a tempo determinato per ulteriori 12 mesi se cambia la mansione del lavoratore?
La norma prevede che il termine dei 12 mesi sia riferito ad una specifica mansione quindi si potrebbe stipulare un nuovo contratto a termine per ulteriori 12 mesi se la mansione affidata al lavoratore dovesse essere diversa. È opportuno però valutare attentamente con il consulente dell’Istituto il percorso lavorativo e l’effettiva (non solo teorica) nuova mansione che deve essere completamente e sostanzialmente diversa dalla precedente.
Un contratto a tempo determinato è più costoso rispetto ad un contratto a tempo indeterminato?
Ai rapporti di lavoro subordinato non a tempo indeterminato, con esclusione dei contratti di lavoro domestico, si applica un contributo addizionale, a carico del datore di lavoro, pari all’1,40% della retribuzione imponibile ai fini previdenziali. Il contributo addizionale è aumentato di 0,5 punti percentuali in occasione di ciascun rinnovo del contratto a tempo determinato, anche in regime di somministrazione.
Nei limiti delle ultime sei mensilità, il contributo addizionale viene restituito al datore di lavoro in caso di trasformazione del contratto a tempo indeterminato.